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Per andare oltre il riciclo e raccontare la storia della materia, serviva trovare un materiale nuovo e neutro che ricomponesse la forma senza alterarne la naturalezza. Così nascono gli oggetti di design in legno e resina

Quando mi sono approcciato all'arte sacra sono partito con il pormi una domanda: cosa proporre di
nuovo, da dove attingere? La risposta è stata “dalla natura”, e dallo studio delle sue forme uniche possono nascere degli oggetti di design.

La sfida è quindi trovare già una forma, rispettarla e poi intervenire per concluderla dandogli una nuova funzione che ne giustifichi e valorizzi il suo essere particolare. Non tutto può essere recuperato o impiegato a tale scopo, dipende dalla sensibilità e creatività di ciascuno riconoscere cosa ha senso recuperare. Non si parte da un disegno sul foglio bianco, ma la base di partenza è già determinata dall’unicità di un accadimento che ha impresso in quel materiale una traccia. Il designer diventa un ricercatore di particolarità, del divenire che si manifesta e studia il modo di valorizzarlo. Avvia così un processo che tramite una forma e una funzione si concretizza con la manualità dell’artigiano.

Ecco quindi il racconto di una storia vissuta dalla materia, che non è più solo recupero e riutilizzo, ma anche memoria. Un pezzo di legno scheggiato, una radica con una forma particolare possono diventare l'incipit per un nuovo oggetto, chè però mantenga la sua particolarità.

 

 

Per poter fare questo ho ricercato un materiale neutro da abbinare al legno, che permettesse di ricostituire quello che manca a completare la forma, senza però andare in contrasto con la materia naturale.
La resina epossidica ben si presta a questo perchè trasparente e facilmente plasmabile. Essa è un
polimero termoindurente con reazione a freddo, è composta da due componenti: la resina effettiva e l’indurente (catalizzatore), che una volta mescolati e versati in uno stampo induriscono.
Successivamente gli agglomerati di resina e legno vengono lavorati, tagliati, spigolati e levigati a
mano e in ultima lucidati finemente per ottenere l’effetto trasparente del vetro che lascia vedere le materia inglobata in parte al suo interno.

 

 

 

 

 

 

Ecco che per contrapposizione un materiale moderno come la resina, riesce a fondere e unire ciò che è stato spezzato, ciò che è concluso solo a metà e ne ritrova l'utilità tramite la forma.

 
 

La forza evocativa di questi oggetti, non deriva tanto dalla forma che il designer ha disegnato, ma dall'unicità del frammento di materia che viene utilizzato a tale scopo, ne consegue che ogni nuovo oggetto è un pezzo unico. Per concludere: in natura non c'è omologazione, ma differenza, la natura è ricchezza non banalità, la natura è unicità, non forme perverse.
 

Matteo Pauletto