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Il mio lavoro poteva essere un servizio, poteva diventare strumento nelle mani di Dio, per toccare le persone, per entrare in intimità con le sue creature

L’anno 2013/2014 è stato il mio primo anno alla Scuola di Arte Sacra di Firenze. Sono arrivata alla Scuola perché affascinata dal motto “Forward in tradition”, un motto che ancora parlava di studio della tecnica, del saper fare, di crescita attraverso la grande tradizione artistica che negli ultimi tempi sembrava essere stata abbandonata. L’aspetto del Sacro certamente mi incuriosiva ma non era la priorità; volevo diventare pittrice, non mi interessava troppo che temi avrei trattato.

Come stage di fine anno ebbi l’onore di essere coinvolta in una delle prime commissioni della Scuola, la realizzazione di due dipinti raffiguranti la Beata Maria Cristina di Savoia e San Josemaria Escrivà, entrambi destinati alla Parrocchia di Santa Maria Maddalena Penitente a Casamicciola, Ischia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Imparai molto non solo a livello tecnico, ma anche da un punto di vista strettamente lavorativo; come interfacciarsi col committente, come realizzare un bozzetto, come consegnare un’opera.

Ma nulla fu più importante di ciò che appresi il pomeriggio in cui arrivai in Parrocchia per posizionare i due dipinti in attesa dell’inaugurazione che ci sarebbe stata di li a poco; una signora anziana che, entrando nella chiesa ancora vuota e silenziosa per pregare, alzò gli occhi e notando i due dipinti sulla sinistra dell’altare vi si inginocchiò davanti segnandosi col segno della croce.

Attraverso l’arte sacra il mio lavoro poteva essere un servizio, poteva cessare di essere solo tecnica o dimostrazione di un saper fare, poteva diventare strumento nelle mani di Dio, per toccare le persone, per entrare in intimità con le sue creature.

Da quel momento, pur continuando certamente a spaziare nel mio lavoro, l’arte sacra è diventata, per me, il tema prediletto che riveste la maggior parte del mio lavoro e della mia vita. 

 

Sofia Novelli