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Com’è il rapporto tra edificio per il culto e spazio aperto, soprattutto dopo l'esperienza di pandemia di Covid-19? Ne abbiamo parlato proprio durante la scorsa edizione di Koinè, nel convegno “RIPENSARE NEL POST PANDEMIA GLI SPAZI ESTERNI PER LA COMUNITÀ: LUOGHI AGGREGATIVI, CELEBRATIVI, DEVOZIONALI”.

La pandemia da Covid – 19 ha reso necessario un utilizzo in emergenza dei luoghi comunitari fruendo di spazi all’aperto. Ma com’è il rapporto tra edificio per il culto e spazio aperto? Ne abbiamo parlato proprio durante la scorsa edizione di Koinè, nel convegno “RIPENSARE NEL POST PANDEMIA GLI SPAZI ESTERNI PER LA COMUNITÀ: LUOGHI AGGREGATIVI, CELEBRATIVI, DEVOZIONALI”: la devozione nei luoghi di culto.  

Da tempi antichi, le religioni hanno destinato templi e spazi aperti al culto. I confini dell'area sacra, delimitati e segnati da mura, hanno simboleggiato la protezione divina. Tuttavia, in molti casi, sono state scelte anche aree rituali all'aperto, appositamente dedicate al culto o alle fasi preparatorie, come atrio e sagrati. Le piazze stesse rappresentano un percorso graduale verso la fede e devono essere ripensate per suscitarla e orientare i fedeli verso la liturgia e l'Eucaristia, in un processo di conformazione sempre più vicina a Cristo.  

La pandemia di COVID-19 e i relativi periodi di lockdown ad essa correlati hanno profondamente evidenziato il ruolo cruciale svolto dagli spazi aperti nelle aree urbane. Le restrizioni agli spostamenti hanno messo in luce l'importanza vitale della presenza di spazi aperti "vicini", in grado di ospitare attività ricreative a breve distanza dalle abitazioni. La pandemia inoltre ha avuto effetti di scala globale e ha inciso molto anche sugli effetti personali, soprattutto sul modo di concepire il ruolo e la forma delle comunità locali e in modo particolare delle relazioni interpersonali. Anche per quanto riguarda la sfera religiosa è stato necessario ripensare agli spazi dedicati al culto, in particolare agli spazi esterni come luoghi di aggregazione, celebrazione e di devozione. 

Molti sono stati i casi di spazi aperti riadattati da comunità parrocchiali o religiose: piazze e strade sono state oggetto diffuso di azione di conversione non più dedicato solo alla mobilità ma connotati da valori sociali, dando importanza non solo alla sfera aggregativa ma anche quella liturgica. Molte sono state le iniziative presentate da diverse città italiane sull’esigenza e il desiderio di migliorare la qualità della vita urbana attraverso la creazione di spazi pubblici accessibili e verdi, in grado di garantire una fruizione di prossimità rispetto alla residenza.  

Le esperienze presentate all’interno degli atti “RIPENSARE NEL POST PANDEMIA GLI SPAZI ESTERNI PER LA COMUNITÀ: LUOGHI AGGREGATIVI, CELEBRATIVI, DEVOZIONALI”: la devozione nei luoghi di culto dimostrano come il legame tra spazi pubblici, luoghi di culto e complessi edilizi di funzione religiosa (con cortili, aree verdi ecc.) sia inscindibile storicamente, ma soprattutto sia riattivabile in termini di progetto di spazio vitale per le comunità. La storia dei luoghi di vita delle comunità cristiane dimostra la cura posta nel definire anche nella sfera teologica il ruolo degli spazi aperti adiacenti le chiese, che non sono semplici spazi “accessori”, “annessi” o “di servizio”, ma parte integrante del complesso, sempre componenti di un progetto urbano più complessivo. 

Riflettere sullo spazio esterno dei luoghi di culto diventa essenziale perché mette l'accento sul recupero della presenza fisica sul territorio, con tutte le sue memorie e la vita vissuta. Questi luoghi rappresentano spazi di relazione e prossimità, che portano verso l'esterno ciò che accade all'interno e viceversa. 

L'evento è stato organizzato con il patrocinio del Consiglio Nazionale degli Ingegneri Geometri e Geometri Laureati, del Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, e dei Periti Industriali

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